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La chiesa di San Michele Arcangelo Attingiamo le principali notizie sulla Chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo da un antico documento che voleva essere contemporaneamente una memoria storica e un rendiconto delle entrate realizzate per la costruzione della Chiesa. Occorre premettere che nel luogo dove sorge la Chiesa, già anticamente ne esisteva una, certo molto più piccola dell'attuale ma dedicata sempre all'Arcangelo S. Michele. Ne fa fede, fin dal 1624, il registro dei defunti che si conserva nell'archivio parrocchiale che a pag. 24 del vol. XVI relativo appunto al 1624, riporta: «Anno Domini 1624 die 21 marti... Philippus Ardizzoni... santi Antoni Jacis animam suam reddidit... cuius corpus sepultum fuit in oratoriis S. Micaeli Arcangeli...». Altra testimonianza, purtroppo dolorosa, è data da una interessante relazione riguardante il terremoto del 1693: «Tutta la città tremò e scosse la terra dalle fondamenta; furono abbattuti, ricorrendo giorno di domenica, i sacri Templi del Signore e cioè quello di S. Antonio Patrono e Titolare, del Beato Arcangelo S. Michele...» (Registro Defunti citato). Fu dopo questo terremoto che nel ricostruirsi, la Chiesa fu fatta più grande e cioè nelle dimensioni attuali. Il 29 settembre 1740 fu posta la prima pietra e il giorno seguente si dette inizio ai lavori. Le somme non dovevano essere tanto abbondanti; erano piuttosto frutto dei sacrifici dei Confrati e di qualche persona generosa. Nel 1753 si era arrivati ai «finestroni» con la porta di pietra bianca ed affacciata». Non si aspettò che la Chiesa fosse completa, per commissionare al M.ro (=Maestro) Antonio Carro, della città di Tortorici una prima «campana di circa tre cantara». Era appena avviata la commissione quando si seppe che in Modica esisteva una campana rotta di circa sette cantara nel convento dei Mercedari. Si contrattò l'acquisto e si decise con M.o Carro la costruzione di una campana di sette cantara (Atto 11-6-1853 notaio Cristoforo Finocchiaro da Aci S. Antonio). La memoria cui attingiamo racconta che a dorso di mulo fu prelevata la campana rotta e il giorno 28 agosto alla fornace di M.o Finocchiaro, a Nardalici, fu liquefatta e vi si aggiunsero quattro cantara di rame per potere approntare una nuova campana. L'entusiasmo fu tale che si decise subito per una seconda campana di tre cantara da costruirsi dallo stesso Carro Antonino. La memoria annota che ciò avvenne il 10 ottobre 1753 con atto dello stesso notaio Finocchiaro ed elenca i contributi offerti allo scopo da Confrati, sacerdoti e semplici fedeli. (dal libro di Mons. Michele Messina "Notizie storiche su Aci S. Antonio")
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